Di Leonardo Sciascia
Adattamento e regia di Giovanni Anfuso
Con Giuseppe Pambieri, Luciano Roman, Stefano Messina
E con Liliana Randi, Carlo Lizzani e altri attori in via di definizione
Scene di Alessandro Chiti
Costumi di Isabella Rizza
Produzione Teatro Stabile di Catania, Cooperativa Attori&Tecnici Roma
Al contrario di quanto dichiarato nel titolo, la storia è tutt’altro che semplice: un giallo dall’inequivocabile sapore sciasciano, che ha come sfondo mafia e droga. Parole che, in un vero tour de force, l’autore si trova costretto a non nominare mai: né l’una né l’altra.
Una storia semplice è l’ultima fatica dell’autore di Racalmuto, l’ultimo suo romanzo pubblicato proprio il giorno della sua morte, avvenuta il 20 novembre 1989, e contiene la forza propulsiva di una freccia che corre dritta e veloce al bersaglio. Il ricordo che se ne conserva è quello ancorato all’omonimo film interpretato da un gruppo di attori straordinari capitanati da Gian Maria Volonté, con Massimo Dapporto, un sorprendente Ricky Tognazzi e l’indimenticabile Ennio Fantastichini.
Tutto comincia con la telefonata alla questura da parte di un uomo che dichiara di aver trovato qualcosa. E subito, come se assistessimo alla crescita accelerata di un fiore, la storia si espande, si dilata, si aggroviglia, diventa un rebus. Davanti alla proliferazione dei fatti, l’unico personaggio che è davvero alla ricerca della verità, un brigadiere, è chiamato a risolvere un puzzle in cui i singoli pezzi non riescono ad incastrarsi. Tutto appare al contrario di ciò che realmente è: un suicidio che potrebbe essere un omicidio, una masseria che potrebbe essere abbandonata, un prete che sembra un vero uomo di Chiesa. Realtà e apparenza: apparenza e realtà.
In una tensione da vero thriller la ricerca della verità rappresenta, come sempre in Sciascia, l’estremo azzardo concesso a chi vuole “scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia”.
Questo spettacolo è certamente l’occasione per salutare degnamente il centenario, da poco trascorso, della nascita di una grande italiano; e, attraverso le sue parole, un modo, ancora una volta, per celebrare la forza della ragione e della verità.