Negli anni in cui visse Agata, a metà del III secolo, l’impero romano aveva già raggiunto la massima estensione territoriale. I suoi confini andavano dalla Penisola iberica alla Mesopotamia, dalla Britannia all’Egitto, abbracciando popoli, lingue, religioni e costumi molto diversi tra loro. Il governo centrale si era preoccupato di dare uniformità alle terre conquistate imponendo a tutti la lingua latina, le leggi di Roma e la propria religione, ma non era m grado di amministrarle e di controllarle direttamente.
Per questo aveva affidato ogni provincia a un proconsole o a un governatore, funzionari che godevano sia deipoteri civili che di quelli militari: imponevano e riscuotevano le imposte. amministravano la giustizia, comandavano l’esercito.
Ai tempi dell’imperatore Decio, Catania era una città ricca e fiorente,che per di più godeva di un’ottima posizione geografica.
Il suo grande porto, nel cuore del Mediterraneo, rappresentava uno dei più vivaci punti di scambio commerciale e culturale dell’epoca.
Le fonti storiche narrano che era amministrata dal proconsole Quinziano, uomo rude, prepotente e superbo. Con moglie e famiglia, una corte numerosa, le guardie imperiali e una schiera di servi, alloggiava nel ricco palazzo pretorio, un enorme complesso di edifici con annesse aule giudiziarie e carceri, in cui si svolgevano tutte le attività pubbliche della città.