La chiesa di S. Biagio si trova in piazza Stesicoro proprio di fronte alla grande trincea con i ruderi dell’anfiteatro. La bianca facciata, preceduta da una gradinata, è tardo-settecentesca. Le origini di questa chiesa risalgono al 1098. Dopo il terremoto del 1693 venne riedificata per volere del vescovo Andrea Riggio che vi incorporò la chiesa filiale di S. Biagio di cui il tempio prese nome. Sempre il Riggio vi istituì, nel 1710, la congregazione dei preti secolari sotto il titolo di Maria Santissima dei Sette Dolori. A ricordo di questo fatto fu scolpito un grande medaglione dell’Addolorata, opera di Salvatore Calì, che spicca al centro della bianca facciata. All’interno si possono ammirare: una tela con S. Giovanni Nepomuceno, sul primo altare e un dipinto con Il martirio di S. Biagio, sul secondo altare (lato destro). Il presbiterio contiene due cappelle, una dedicata al Crocifisso (sinistra) e una dedicata a S. Agata. In questa cappella è custodita una preziosa reliquia che la tradizione lega al martirio della patrona di Catania, la cosiddetta "fornace" di S. Agata da cui viene il nome popolare della chiesa la "carcarella". La "fornace" è custodita da un vetro; un iscrizione latina ci ricorda una delle fasi più drammatiche della vicenda umana di Agata, il tormento con i carboni ardenti; dice infatti l’iscrizione: "Qui fu travolta fra i carboni accesi". La tradizione tramanda che la santa riuscì a superare questa durissima prova e, da allora, per analogia, è stata eletta salvatrice dal fuoco delle eruzioni. Per chi abita ai piedi dell’Etna è importante credere in un miracolo capace di fermare i fiumi di fuoco incandescente che, nella loro corsa, travolgono case e terreni; in tal senso, nei secoli, si è sempre più rinsaldato il legame tra Agata e la salvezza dal fuoco; per i catanesi la reliquia più potente è il "Velo di S. Agata" che l’anno successivo alla sua morte (252) venne portato in processione e avvicinato al fronte lavico che minacciava la città. Il velo, si racconta, cambiò il suo colore mutando da bianco in rosso; è evidente il valore simbolico di questo secondo colore che diventò controparte attiva del rosso fuoco dell’Etna. Oltre alla cappella della fornace si incontrano l’altare maggiore, l’altare dedicato alla Sacra Famiglia e un altro altare con il martirio di S. Andrea.
L’offerta della cera
A mezzogiorno del 3 febbraio, giorno inaugurale dei festeggiamenti agatini, dalla chiesa di S. Biagio si muove il corteo solenne dei vescovi e dei rappresentanti il governo cittadino che si recano al Duomo per offrire la cera a S. Agata. Per raggiungere la piazza Stesicoro e la chiesa di S. Biagio il sindaco e le autorità si servono della "carrozza del Senato", berlina in legno dorato e dipinto della fine del secolo XVIII e di una seconda carrozza meno decorata. Le carrozze della processione sono custodite all’interno del palazzo Municipale in piazza Duomo. Il corteo che si snoda lungo la via Etnea è preceduto da valletti in costume settecentesco che suonano trombe e tamburi e portano la cera e i fiori.