Via V.Emanuele, 266-da Lun. a Sab.9.00/13.00- 14,30/19.00- Dom e fest 9.00/13.00

Per potere visitare in modo ottimale il monumento seguite il percorso delle passerelle di legno che vi condurranno fin dentro gli ambulacri del teatro antico. Prima di penetrare all’interno dell’edificio osservate ciò che resta dell’antica via Grotte che congiungeva la via V. Emanuele alla Via Teatro Greco. Essa è stata costruita su robuste arcate in pietra lavica.
Le strutture più in basso del teatro di Catania sono, attualmente, bagnate dall’acqua del fiume Amenano, la stessa che veniva, secondo le ipotesi di alcuni studiosi, convogliata per consentire spettacoli con giochi d’acqua. Proprio la presenza di questo fiume, che scorre sotto la città antica, è il più grande impedimento alla fruizione e all’utilizzazione delle antiche strutture teatrali. Agli ambulacri si accede per mezzo dei vomitoria, termine latino che indica le bocche di ingresso interne al teatro. Il teatro è addossato al versante meridionale della collina dove sorgeva l’antica acropoli di Catania. Nel passato poteva ospitare circa 7.000 spettatori.
La cavea, nome latino dell’emiciclo che contiene le gradinate per gli spettatori, poggia su alti corridoi coperti a volta. Essa è costituita da ventuno serie di sedili, divisi orizzontalmente da due passaggi (che tecnicamente si chiamano praecinctiones) e verticalmente da nove cunei e Otto scalette. Il grande semicerchio dell’orchestra èstato recentemente liberato dalle sovrapposizioni più recenti. Gli scavi archeologici di questi ultimi anni (1980) hanno messo in luce: la porta orientale dell’edificio scenico (quella centrale si trova in corrispondenza dell’attuale ingresso da via V. Emanuele), il muro del pulpitum (parte della decorazione architettonica è ancora in posto) e una nicchia sul fronte del pulpitum nella quale venne sistemata una statua di marmo forse di Venere.
È stata anche messa allo scoperto una balaustra di marmo che divideva l’orchestra dalla cavea. I sedili, in pietra calcarea, erano, in origine, rivestiti di lastre di marmo, le scale che dividono la cavea in nove cunei sono in pietra lavica. L’alternanza cromatica del bianco e del nero, caratteristica di quasi tutti gli edifici catanesi, conferiva al solenne monumento una preziosità che, oggi, è andata irrimediabilmente perduta. Le gradinate della zona superiore sono state ricostruite dai restauratori che hanno liberato una parte delle abitazioni moderne che insistono sulle strutture del teatro. I muri portanti dell’edificio sono costruiti con un impasto di malta cementizia mista a pietre e tegole fratte; il paramento esterno è formato da grossi blocchi squadrati di pietra lavica.
Il gusto per le rappresentazioni teatrali ebbe in Roma origini antichissime. Lo sviluppo di questa forma d’arte si deve anche a un forte apporto di idee derivanti dalla letteratura teatrale greca che, spesso, ispirò le tragedie e le commedie latine.
I romani dei tempi della Repubblica ebbero, comunque, un atteggiamento molto diffidente verso il teatro; gli attori, infatti, erano sempre liberti o schiavi, poiché era proibito a un civis esercitare tale professione. L’edificio teatrale romano mostra alcune sensibili differenze rispetto a quello greco.
La cavea, per esempio, non veniva scavata nella roccia ma diventava un edificio autonomo. Nel caso del teatro di Catania le strutture romane hanno sfruttato una zona probabilmente occupata da edifici più antichi. La scena adibita alle rappresentazioni teatrali, e che nel teatro di Catania è stata inghiottita dalle costruzioni settecentesche, presentava una ricca decorazione costituita da nicchie, colonne e statue.