Era trascorso un anno esatto dal martirio quando l'Etna minacciò di distruggere Catania con un’inarrestabile e spaventosa colata lavica. Soltanto nel momento di maggiore sconforto qualcuno si ricordò dell’iscrizione sulla tavoletta di marmo con cui l’angelo aveva promesso aiuto alla città di Catania, patria di Agata.
Così i catanesi, delicatamente e con grande devozione, presero il velo rosso poggiato sul sarcofago della santa e, tra preghiere e invocazioni, lo portarono in processione dinanzi al fronte della colata.Il fiume di magma infuocato si arrestò per miracolo, lasciando incolumi gli abitanti e intatte le case dei villaggi ai fianchi del vulcano.
Fu un tripudio: lodi, celebrazioni, inni di ringraziamento. Proprio in seguito a questo evento Agata fu proclamata santa. Dopo questo primo miracolo la fama di sant’Agata si diffuse rapidamente in tutta l’isola e da lì a poco si propagò oltre lo stretto di Messina. La sua tomba, venerata in una cappelletta nei pressi del luogo del martirio, divenne meta di numerosi pellegrinaggi. il SUO nome venne in seguito inserito nel canone della messa e, fino alla recente riforma del concilio Vaticano II, era pronunciato ogni giorno dai sacerdoti in testa all’elenco delle sante martiri ricordate dalla Chiesa.
Con quel primo miracolo ottenuto per intercessione di sant’Agata, Catania legò in maniera indissolubile il suo nome e il suo destino alla potente concittadina, che allora seppe salvare la città dalla furia distruttrice dell’Etna e in seguito l’avrebbe salvata ancora molte altre volte da diversi nemici.