Sant’Agata è presente nella tradizione artistica catanese e nella considerazione popolare nelle vesti di santa bambina (“ Santuzza ”, come la chiamano con affetto i catanesi), mite e delicata, ma al tempo stesso è vista come santa potente, fiera e temibile. Il Busto, il veneratissimo reliquiario d’argento e smalto, offre un’immagine dolce della santa, con un sorriso placido.
Ma lo stemma della città, scolpito nella pietra lavica dell’Etna, raffigura Agata con lo sguardo fiero e con la spada sguainata e pronta a difendere quanti a lei si affidano; è un’immagine che incute timore.
E infatti Agata è la giovinetta delicata e pudica che subì le torture per amore di Cristo, che liberò la sua terra dalla corruzione dei costumi, restituendo il senso del pudore che la religione pagana aveva indebolito. Ma fu anche capace di giurare protezione e di salvare Catania dalla lava, dai pirati, dai nemici e dalle epidemie. Le immagini di sant’Agata, centinaia diffuse in tutto il mondo, rappresentano la santa con i simboli e gli elementi del martirio: giglio della purezza, palma del martirio, tenaglie, seno reciso. La più antica raffigurazione iconografica di sant’Agata è un mosaico nella chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. Risale alla metà del VI secolo e la rappresenta in piedi, vestita dell’abito ufficiale delle diaconesse, una lunga tunica verde.