Chiesa di S. Francesco e l’Immacolata

Il percorso comprende anche la chiesa di S. Francesco e dell’Immacolata preceduta da un’ariosa scalinata e dal sagrato chiuso da una balaustrata (1850 ca.) sulla quale poggiano le statue di S. Giuseppe da Copertino, S. Chiara, S. Agata e S. Bonaventura.

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28 April 2022

Last revision:

27 October 2022

Il percorso comprende anche la chiesa di S. Francesco e dell’Immacolata preceduta da un’ariosa scalinata e dal sagrato chiuso da una balaustrata (1850 ca.) sulla quale poggiano le statue di S. Giuseppe da Copertino, S. Chiara, S. Agata e S. Bonaventura.
La facciata in pietra calcarea è chiusa, ai lati, da due torri quadrangolari che conferiscono alla costruzione un ardito slancio verticale. La storia della chiesa è strettamente legata alla figura della regina Eleonora d’Angiò, moglie di Federico Il d’Aragona e sorella del minorita S. Ludovico da Tolosa. Una lapide ricorda che nella chiesa sono custodite le spoglie della regina che morì nel 1343; in una tela di pittore anonimo del Settecento (a sinistra dell’ingresso) è rappresentata la regina in compagnia di S. Chiara fondatrice dell’ordine delle Clarisse.
L’interno della chiesa e ampio e luminoso, tra le opere di interesse artistico si possono ammirare (navata destra): una statua dell’immacolata attribuita al palermitano Bagnasco (XVIII secolo); l’immagine dell’immacolata corrisponde all’iconografia barocca con la Vergine vestita di azzurro, eretta sul globo terrestre, con ai piedi la mezzaluna e una corona di dodici stelle intorno alla testa. Al primo altare è I’ immacolata con S. Francesco e le anime purganti di P. Liotta (1850-1912); sull’altare successivo è S. Giuseppe da Copertino in estasi di G. Rapisardi (1799-1859); di G. Zacco (1786-1843) è il S. Ludovico da Tolosa e S. Bonaventura sul terzo altare.
Al quinto altare è una interessante tavola (pittore ignoto) quattrocentesca che rappresenta S. Antonio. Alla fine della navata è la cappella con l’Immacolata chiusa da un cupolino. L’ampia area presbiteriale, coperta da una finta cupola con i pennacchi dipinti da Francesco Sozzi, pittore palermitano padre del più famoso Olivio, ha, al centro, un bellissimo altare cinquecentesco; sullo sfondo è un grande affresco di F. Battaglia (1701-1788) con l’episodio dell’indulgenza della Porziuncola.
A destra dell’altare è l’organo sul quale si esercitava il piccolo Vincenzo Bellini che era nato nel palazzo Gravina-Cruyllas che si trova proprio di fronte alla chiesa. Oggi nella casa natale di Bellini è stato allestito un museo che conserva manoscritti e memorie del grande musicista catanese.
Lungo la navata sinistra si dispongono tre altari in marmi policromi: al secondo è un’opera particolarmente interessante: la Salita al Calvario (1541) di Jacopo Vignerio che fu recuperata dalle rovine del terremoto del 1693; è la copia di una famosa opera di Raffaello conosciuta con il nome di Lo Spasimo di Sicilia perché fu realizzata per la chiesa palermitana dello Spasimo. Agli ultimi due altari sono le tele: lo Sposalizio della Vergine, opera settecentesca del Gramignani Arezzi e un S. Francesco che riceve le stimmate del Guarnaccia (1770). Alla fine della navata è la cappella del Crocefisso.


Le "Candelore" della Festa di S. Agata

Dentro la chiesa di S. Francesco sono custodire sei delle undici "candelore" che sfilano nei giorni della festa di S. Agata; le "candelore" sono grandi ceri votivi offerti alla santa dalle varie associazioni di commercianti che operano nel territorio catanese.
Queste "candelore" sono: quella dei fiorai e giardinieri che ricalca lo stile gotico-veneziano ed è abbellita dalle statue dei santi martiri e dei vescovi catanesi; quella dei pizzicagnoli che e realizzata in stile Liberty.
Completano l’elenco quelle dei bettolieri, dei pastai, dei fruttivendoli e dei macellai.
La tradizionale processione delle candelore è resa ancora più suggestiva dal tipico passo danzante dei portatori che trasmette alle alte colonne un movimento ondeggiante enfatizzato dal tintinnare delle decorazioni.