La Piazza Dante
La grande piazza è dominata dall’immensa mole della chiesa di S. Nicola (rimasta incompiuta) e dalle strutture del complesso dei Benedettini nascoste alla vista da un alto muro di cinta. Nel 1774-76 si affrontò il problema della sistemazione monumentale della piazza; questa opera, voluta dai Benedettini e sollecitata dai cittadini orgogliosi di possedere nel proprio territorio un monastero che, per la sua magnificenza, veniva ritenuto una reggia, è stata considerata il primo programma di risanamento nel quadro di razionalizzazione e abbellimento generale della città tardosettecentesca. Come ha scritto Salvatore Boscarino in Sicilia Barocca del 1981 non si trattava solo di un’opera di abbellimento del grande complesso monastico, la cui immagine veniva offesa dall’aspetto miserabile delle umili e povere abitazioni che la circondavano e dalla solitudine interrotta solo dalle apparizioni dei poveri mendicanti che imploravano pane e ricovero, ma anche di realizzare uno spazio che consentisse al popolo di partecipare alle solenni e fastose celebrazioni religiose che vi si svolgevano. Il problema più importante da affrontare fu quello di demolire le misere casupole ammassate intorno al monastero, che impedivano la vista del prospetto della chiesa e dell’enorme complesso monastico realizzato in decenni di durissimo e costosissimo lavoro. Fu forse l’architetto Ittar che disegnò l’esedra della piazza chiusa scenograficamente da tre edifici simmetrici che servirono a creare una corrispondenza con la facciata della chiesa di S. Nicola. Oggi si sta cercando di restituire alla città la piazza, ancora soffocata da povere costruzioni spesso disabitate, e proprio da questo luogo potrebbe partire un nuovo progetto di risanamento del quartiere e di tutto il centro storico di Catania.
Le Terme e l’Acropoli di Catania
Di fronte al Monastero dei Benedettini si custodiscono i resti di un edificio termale di età romana che testimonia la ricchezza di quest’area all’interno della quale sono stati ritrovati reperti archeologici, mosaici e tratti significativi di costruzioni antiche rivestite di marmi e raffinate decorazioni. Superato il portone che immette all’interno del monastero si possono vedere le trincee di scavo che hanno portato alla luce interessanti frammenti di storia catanese antica. L’area di scavo si apre su quella che fu la sommità della collina dell’acropoli (la parte alta delle città antiche) dove, grazie a una serie ininterrotta di campagne di scavo iniziate nel 1978 (a cura dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Catania) sono state scoperte tracce significative di frequentazione preistorica del sito (neolitico ed età del rame), materiali greci risalenti al VII secolo a.C., frammenti di tessuti urbani della Catania di età romana e delle fasi storiche che precedettero la catastrofe sismica del 1693. Secondo le fonti antiche (Tucidide) Katane (Catania) fu fondata nel 729 a.C. dagli stessi calcidesi che, provenienti dall’Eubea, avevano già fondato Naxos. La scelta del luogo fu probabilmente suggerita dalla presenza di terreni fertili e dell’acqua; non è un caso, infatti, che sulle monete della città compare l’immagine del fiume Amenano (oggi in parte visibile in piazza Duomo ai piedi dell’omonima fontana) che veniva rappresentato come un toro con la faccia di uomo e, in un secondo momento, come un giovinetto con la fronte munita di piccole corna.